A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:”Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: È indemoniato. È’ venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere (Mt 11,16-19).
Il Vangelo, proclamato nella S. Messa di questo venerdì della seconda settimana di Avvento, ci presenta Gesù sofferente per il rifiuto dell’amore di Dio da parte del suo popolo che si fossilizza in un atteggiamento infantile di colpevole indifferenza verso la sapienza, la cui bontà è però testimoniata dalle sue stesse opere ben visibili nella storia della salvezza fino alla predicazione di Giovanni e al compimento apportatovi da Gesù con il dono della misericordia. Gesù intende favorire la conversione di tutti mostrando la sua sofferenza per il disinteresse alle sue vie che però restano sempre necessariamente da percorrere per la loro intrinseca verità e giustizia.
Purtroppo, come faceva notare il Card. J. Ratzinger, l’uomo quasi sempre immagina di dare prova della propria libertà solo dicendo di no. Dio presenta il cammino del rigore, della severità, nel Sinai, nel tempo dei profeti e nelle parole di Giovanni battista. E l’uomo risponde con il no e resta chiuso in stesso. Dio allora impiega più esplicitamente il registro della sua bontà e anche qui l’uomo dice no fino a deridere Dio per la debolezza con cui cerca il suo consenso senza l’onnipotenza. Nelle sante parole ispirate troviamo la sintesi di questo dramma dell’umanità lontana dall’amore forte e umile del Signore che però le continua a prospettarle l’attenzione ai suoi comandi con il nutrimento di miele e fior di frumento: “Se il mio popolo mi ascoltasse! Se Israele camminasse per le mie vie! Subito piegherei i suoi nemici e contro i suoi avversari volgerei la mia mano; quelli che odiano il Signore gli sarebbero sottomessi e la loro sorte sarebbe segnata per sempre. Lo nutrirei con fiore di frumento, lo sazierei con miele dalla roccia” (Sal 81,14-17).
Come all’antico popolo eletto, anche a noi credenti in Cristo, popolo della nuova ed eterna Alleanza, e all’umanità tutta, il Signore continua a dire di riprendere la strada dell’amore e della comunione con lui per potere trasformare noi stessi e il mondo. Se lo ascoltiamo e torniamo a dire il nostro “sì” a tutto campo, vediamo dileguarsi, dopo il Nazismo, il Comunismo e tutti gli altri “ismi” ad essi collegati, adducenti e derivanti, anche ogni forma di relativismo tuttora dilagante.
E il mondo avrà ancora il dono, promesso dalla Madonna all’umanità già nell’Apparizione ai pastorelli di Fatima del 13 luglio 1917, di “qualche tempo di pace”, con il dolce e sicuro sostegno del celeste alimento, il fior di frumento del suo Corpo e Sangue, l’Eucaristia. E anche nel terzo Millennio, dopo la crisi di un mondo non cristiano morente, ricresce la vita dei popoli fino a diventare civiltà, vita comune virtuosa e condivisa, in un mondo rinnovato e capace di resistere agli attacchi dell’empietà sempre in agguato.
Ma intanto continuiamo a pregare il Signore che ci illumini e ci permetta di ascoltare e concretizzare la sua Parola che si fa e continua a farsi carne, grazie al “sì” di Maria, sua e nostra Madre, che ci guida continuamente nell’esercizio dell’obbedienza per compiere le opere della sapienza divina.