Domenica 23 novembre 2025

Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: “Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. Sopra di lui c’era anche una scritta: “Costui è il re dei Giudei”. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. L’altro invece lo rimproverava dicendo: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. E disse: “Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,35-43).


 La solennità di Cristo Re dell’Universo che, come Chiesa celebriamo annualmente a conclusione dell’Anno liturgico e avvio del Nuovo in arrivo, conferma la nostra fede nella sua Regalità, innegabile da quando Gesù stesso l’affermò davanti a Pilato (Gv 18, 37) e comandò, con pieni poteri ai suoi Apostoli, di andare ad ammaestrare tutte le nazioni e a battezzarle nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo avendo cura di insegnare ad osservare i suoi comandamenti con l’assicurazione di essere sempre con loro fino alla fine del mondo (Mt 28,19-20). Gesù stesso insegnò che il modello di questo suo regno di uomini e donne che ritrovano il paradiso in lui risuscitato (cfr. Leone XIV, Catechesi del 19.11.2025) è la verità eterna, non un semplice regno di quaggiù (cfr. 18,36-37). È lui stesso che realizza e manifesta il vero senso del suo potere regale nel servire e non nel farsi servire, nel dono di sé sulla croce, nell’amore per cui si fa condannare da innocente per evitare la nostra condanna di poveri peccatori. 

Noi accettiamo la potenza del suo amore crocifisso. Egli ci attira a sé, fa nuove tutte le cose e desidera che tutti lo imitiamo imparando ad essere come lui miti e umili di cuore per portare il suo peso che diventa leggero e il suo carico soave. Consapevole della necessità di questo amore crocifisso e glorioso, a servizio della regalità di Cristo sulla creazione tutta e particolarmente sulle società umane, la Chiesa continua ad evangelizzare tutti gli uomini e si adopera perché possano informare dello spirito cristiano la mentalità, i costumi, le leggi e le strutture in cui si trovano a vivere.  Noi cristiani conosciamo bene il nostro dovere di essere luce del mondo per risvegliare in tutti l’amore del vero e del bello e far conoscere il culto della vera religione che sussiste nella Chiesa cattolica ed apostolica (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2104).

E dai nostri cuori sgorga spontanea la preghiera dell’Inno a Cristo Re: 

Te Principe dei secoli, – Te dei popoli Re, – delle menti, dei cuori confessiamo – unico Signore, o Cristo.

Degli empi la turba grida: “non vogliamo che Cristo regni” – ma noi con gioia diciamo   – che di tutti Tu sei il Re.

O Cristo, Principe della pace, – assoggetta ogni mente ribelle: – e con il tuo amore gli erranti – raccogli nell’unico ovile.

Per questo, dall’albero cruento, – pendi con le braccia aperte, – e trafitto da lancia crudele – mostri il Cuore acceso d’amore.

Per questo ti celi sugli altari – sotto le specie del pane e del vino, ai figli recando salvezza – dal Cuore piagato e trafitto.

Te i capi di tutte le genti – di pubblico onore circondino; – i Maestri ti onorino e i Giudici, – le leggi, le arti ti esprimano.

A Te consacrate stiano ben salde – le Istituzioni naturali e cattoliche dei popoli: – al mite tuo scettro assoggetta, – la Patria, le case dei suoi abitanti.

A Te sia gloria o Cristo, – che tieni lo scettro del mondo: – e al Padre e allo Spirito Santo, – per tutti i secoli eterni. Amen. (+)

(+) Il testo, contenuto in Ufficio di Cristo Re, Opera della Regalità di N. S. Gesù Cristo, 2^ ed. riveduta ed aggiornata, Milano 1965, pp.12-13, è del Padre Vittorio Genovesi S.J. e contiene qualche adeguamento lessicale).

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