Domenica, 2 novembre 2025

“Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,37-40).
“Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,37-40).


Possiamo affermare che il culto dei defunti, praticato oggi e nel mese di novembre da noi cristiani in modo speciale in tutto il mondo, se da un lato ci collega con i credenti di altre Religioni o anche con chi coltiva, sia pure in qualche modo, semplicemente la loro memoria, dall’altro riveste una precisa rilevanza antropologico-spirituale nella prospettiva della vita personale di ogni essere umano che non avrà mai fine. Infatti, nel momento della morte, l’anima immortale entra nella luce del giudizio di Dio per il quale “o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1022). Ne risulta la chiarissima verità che il tempo delle decisioni finisce con la morte e ogni anima non ha da temere se avrà impostato la vita terrena nella prospettiva del conoscere, amare e servire Dio in questa vita, per goderlo poi nell’altra in Paradiso. Allora sarà chiaro, come afferma la Chiesa Cattolica, che “la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo” (Prefazio dei defunti I). Questa abitazione risiede nell’esperienza della comunione che solo il peccato può spezzare, mentre quelli che sono in grazia di Dio, vivono nella sua comunione durante il pellegrinaggio terreno, nel luogo della purificazione o nella contemplazione di Dio nel Paradiso. 

Questa intensa comunione in Dio ci incoraggia ad intraprendere con coerente impegno il necessario cammino spirituale e ci consola perché possiamo essere utili a quelli che ci precedono nella purificazione come anch’essi lo sono per noi. Proprio così insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica. “Coloro che vivono nella grazia e nell’amicizia con Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, a una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo” (1030). Noi aiutiamo le anime del Purgatorio a vivere perfettamente nell’amore di Dio in Paradiso offrendo per loro le nostre preghiere, specialmente il S. Rosario, i sacrifici quotidiani, le indulgenze e le opere di carità, quali frutti spirituali avvalorati dall’offerta dell’unico Sacrificio di Salvezza presente nella S. Messa. Così, associati con noi nell’Amore di Dio, pregano più efficacemente per noi. Infatti, “La nostra preghiera per loro può non solo aiutarle, ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore” (958).

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