In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». (Lc 17, 5-10)
Il punto focale della fede è: se credere o meno in Dio. Il fatto che una persona aderisca ad una confessione o ad un’altra viene in seconda sede. Lo spartiacque è decidere se essere un credente o un ateo. La fede è sempre frutto di una ricerca da attuarsi con la responsabilità della nostra salvezza: “Chi si accosta a Dio, deve credere che Egli esiste e che Egli ricompensa coloro che lo cercano” (Eb 11, 6). L’orizzonte che pone san Paolo è universale; non sta imponendo la Bibbia a nessuno. In realtà Dio si è rivelato in due momenti. Anzi tutto con la sua opera creatrice. La prima “Bibbia” è il creato stesso; non si compone di frasi ma di enti, cioè di cose. Non tutti sono alfabetizzati, né tutti possono attingere alla catechesi della Chiesa Cattolica, ma tutti in ogni luogo del mondo, possono leggere quell’indiscutibile verità estetica che è il creato stesso. Questi è ancor più stupefacente nelle notti stellate che durante il giorno: “I cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento”(Sal 19, 1), “Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola” (Sal 19, 5). San Paolo enuncia una verità che riguarda l’uomo religioso dovunque si trovi: “Dalla creazione del mondo in poi, le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da Lui compiute” (Rom 1, 20). Con questo non si pretende di dimostrare l’esistenza di Dio, parimenti al modo matematico. Non è questo il tempo di vedere Dio ma di ascoltarlo, nel cantico delle creature e nella parola rivelata, che comunque servono a portarci all’unica porta della casa del Padre, cioè al “salto” della fede.