Martedì, 2 settembre 2025

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante .(Lc 4,31-37)


I demoni hanno fede? In un certo senso, sì. Professano, a modo loro, la fides quae, ossia conoscono molto bene gli articoli del Credo. Persino in alcuni esorcismi, obbligati a parlare, illustrano con sapienza teologica il Mistero dell’Eucaristia o dell’Immacolata Concezione al punto che si potrebbe andare a scuola da loro! È quanto ci insegna il Santo Vangelo quest’oggi. Prima ancora degli uomini, queste creature angeliche depravate riconoscono in Gesù Cristo, sin dal principio della sua manifestazione pubblica, il Figlio di Dio Salvatore, venuto a debellare il loro dominio sulle anime degli uomini. Che cosa manca a questi spiriti disgraziati? Manca la fides qua che nasce e fa crescere la carità, manca l’adesione intima e fiduciosa alla testimonianza di Cristo Rivelatore e l’abbandono alla volontà buona del Padre. È necessaria la fides quae per non ridurre la fede a fideismo sentimentale ed emotivo, è necessaria la fides qua per non essere neppure sfiorati delle sirene dello gnosticismo che tutto riduce a mero e tronfio intellettualismo. L’atto di fede integrale richiede l’una e l’altra, in altre parole richiede un esercizio dell’intellectus fidei, e una traduzione pratica dell’intellectus caritatis. È un impegno esigente. Si tratta di riconciliare armoniosamente tutte le facoltà umane affidando alla fede un ruolo direttivo, preceduto e accompagnato dalle operazioni della ragione e sublimato dalla carità. È questa la visione antropologica alla quale ci ha richiamati, in anni non lontani, il Papa Benedetto XVI, il cui magistero custodiamo diligentemente. Il demonio, invece, che è diabolos, ossia divisore, vuole spezzare quest’unità interiore. La Santa Comunione però tutto ricompone nella carità.

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