In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». (Mt 11, 28-30)
C’è una conoscenza che richiede il superamento del primo peccato: l’autosufficienza, pensare di bastare in modo autonomo a tutto quanto la vita ci pone innanzi. Per conoscere il segreto di Dio, cioè della bellezza di tutto, non bisogna essere colti o qualificati, ma piccoli. Questa Sapienza, altro dono dello Spirito Santo, entra per un’intuizione umile di sé, che è tutt’altra cosa, una perla donata da Dio, che non è l’erudizione, ed è quella che in tutte le Sante Messe siamo invitati a praticare come porta di ingresso della celebrazione: «per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati», si accede alla luce perché si viene dalla tenebra. Conoscere la propria povertà, ma non nel senso dei propri difetti, di cui magari si è analizzatori indefessi per quell’orgoglio che mal sopporta i limiti e odia le fragilità, ossia per superbia; si tratta invece di riconoscere i peccati, il male fatto in pensieri, parole, opere e anche omissioni, che poi sono le più gravi, visto che il male fatto è di certo brutto, ma mai quanto il bene non fatto di cui ha preso il posto, la cosa bella che si doveva fare “invece” e che era da praticare. Dio rivela i suoi segreti a coloro che conoscono la propria miseria, a coloro che hanno dato tutto per portare avanti tanti progetti e sono sempre stati colti da imprevisti assolutamente imprevedibili che li hanno stancati e scoraggiati; a quelli che ricordano i loro deficit di amore e hanno consapevolezza della parte nera del proprio cuore. Con Dio si vince quando si perde, si diventa forti quando si ammettono i peccati, si diventa sapienti quando ci si trova stupidi, si diventa adulti quando ci si ammette piccoli, si entra nella pace quando si riconoscono le proprie ossessioni. C’è un giogo leggero da prendere, quello che Cristo sa donare.