Giovedì, 4 dicembre 2025

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». (Mt 7, 21.24-27)


La coerenza cristiana tra pensieri, parole e azioni è quanto viene invocato in questa esortazione di Matteo. Gesù non concede facili scappatoie ai volponi che pensano di risolvere la loro vita tramite la loro traboccante parlantina. Tutti sapevano in Israele che è da stolti costruire la propria casa sulla sabbia, nel fondo delle valli, anziché in alto sulla roccia. Dopo la pioggia abbondante infatti, si forma un torrente che spazza via le casupole che investe. Perciò “chiunque ascolta queste mie parole è simile ad un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia”. Quello di oggi è il vangelo della concretezza cristiana. La coerenza tra parole e fatti, tra la professione di fede e la coerenza della vita. Gesù non lascia scampo ai furbi che con astuta parlantina riescono ad aprirsi molte porte. Quella dei cieli, si apre solo a chi ha cercato la volontà di Dio. La roccia è appunto la volontà di Dio. “Sei tu, Signore, la roccia che mi salva. Tu sei la mia roccia e baluardo” (Sal 18, 3). L’esistenza di chi costruisce su questa roccia è una bella casa, robusta e accogliente, nella quale, contrariamente a quanto si può pensare, non si sente tanto la fatica del fare, quanto la gioia, perché in essa viene ad abitare il Dio di ogni consolazione, come ha promesso Gesù stesso nel suo Vangelo: “Se qualcuno mi ama e mette in pratica le mie parole, il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui” (Gv 14, 23). Dopo l’incarnazione non esiste più la volontà di Dio in astratto; esiste la volontà di Dio “fatta carne”. Esiste Gesù Cristo. San Pietro parla di Gesù come “la pietra d’angolo”, il blocco di roccia, sul quale i battezzati poggiano come altrettante pietre (1Pt 2, 5-6). Costruire sulla roccia significa, dunque, costruire la propria vita su Gesù, sulla sua parola, sulla sua persona. E’ l’unico modo per valorizzarla; è l’unica certezza che non vacilla neppure di fronte alla morte. Certo la Chiesa tutta intera ha per pietra d’angolo insostituibile lui stesso, cioè Cristo; ma ha anche Pietro, quale segno visibile e punto di riferimento dell’unità spirituale e interiore fondata su Gesù Cristo. Una parola della Scrittura fa da monito: “Se il Signore non costruisce la casa, invano vi lavorano i costruttori” (Sal 126,1). Rivolgiamo perciò a Lui la nostra preghiera perché, venendo in noi nell’Eucarestia, ci insegni a mettere in pratica la sua parola e costruisca con noi la nostra casa. 

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