Quando il magistero è infallibile?

di don Pietro Cantoni

 

La domanda enuncia un problema. La soluzione di un problema, più che dal calcolo che si mette in opera per risolverlo dipende dalla sua corretta impostazione. A volte la semplice impostazione corretta è già una soluzione, perché il resto viene da sé: intelligenti pauca

Il problema del magistero della Chiesa riguarda la fede, per la precisione la determinazione della fede che abbiamo ricevuto nel battesimo.

È fondamentale innanzitutto capire che la fede non ha per oggetto delle proposizioni, fossero pure dei dogmi. Con la fede l’uomo si affida tutto quanto (intelligenza, volontà, sentimenti, ecc.) ad una Persona (cfr. Conc. Ec. Vaticano II, Dei verbum, 5), non evidentemente a dei concetti, a delle parole o – men che meno – a dei pezzi di carta scritta. Dice san Tommaso d’Aquino: ” Actus […] credentis non terminatur ad enuntiabile, sed ad rem ” (Sum. Theol. II-II, q. 1, a. 2, ad 2). Il che vuol dire che ciò che conta è che col mio atto di fede io “intenzioni” la realtà giusta.

Perché Dio ci dona la fede per giungere a lui e non invece una scienza? Perché Dio è misterioso, certamente, ma non basta. Dio pone nel nostro cuore la fiducia in lui, perché in una vera fiducia è già contenuto in germe un atto di amore che si deve sviluppare in quell’amore che – solo – mi può far entrare nel mistero di Dio. Quando io credo a qualcuno non ho l’evidenza di quello che mi dice (per lo meno non una evidenza sufficiente), ma ho l’evidenza che val la pena affidarmi a lui. Lo stimo. Quando quello che mi dice o mi trasmette è qualcosa di limitato, la mia stima può essere limitata. Questo succede quando vado dal medico o dall’avvocato o anche allo storico quando si fida delle sue fonti. Quando invece quello che mi viene comunicato è essenziale, riguarda la mia vita nella sua totalità, ciò implica una fiducia non limitata, ma totale. Tale è la fiducia che dobbiamo avere in Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo.

Dio non lo vediamo, né lo possiamo vedere in questa vita. Neppure Gesù lo vediamo. Vediamo però quello che lui ci ha lasciato: i suoi sacramenti e la sua Chiesa, che è come il Sacramento primordiale da cui tutto ciò che è sacramentale emana. Cristo e la Chiesa sono come una sola ” persona mystica” (Sum. Theol. III, q. 48, a. 2, ad 1). Cioè un unico misterioso soggetto, un’unica arcana personalità. A Paolo che perseguita la sua Chiesa Gesù dice: “perché mi perseguiti?”. Quella fiducia che dobbiamo avere in Gesù, la dobbiamo quindi avere per la Chiesa e in particolare per quella funzione che nella Chiesa è il suo insegnamento, il suo “magistero”. Dice Gesù ai suoi apostoli: “Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me” (Lc 10,16). Ora, proviamo ad immaginarci questa scena: un professore tiene lezione e uno studente lo interrompe ad ogni pié sospinto per sapere qual è il grado di certezza di ogni singola proposizione del suo insegnamento… In questo modo non si va molto lontano: soprattutto non si impara. Per imparare la cosa essenziale è che si stabilisca un rapporto di fiducia con l’insegnante. Ma l’insegnante può sbagliare! Certamente, ma quell’insegnante che è Gesù no e neppure quindi quell’insegnante che costituisce con lui “una mystica persona”. Si obietterà subito: ma di Gesù possiamo essere sempre sicuri, mentre sappiamo che il magistero umano può sbagliare! Ecco il punto.

No, globalmente parlando non può sbagliare. Che cosa vuol dire “globalmente”? Che la Chiesa nel suo insieme (in senso sincronico) e nella continuità del suo insegnamento (in senso diacronico) non può mai sbagliare. Altrimenti non sarebbe “una mystica persona”. Ma rimane sempre che in quel singolo caso… Certo il caso del limbo non è unico. Possiamo pensare che sono esistite e certamente esistono ancora persone convinte che il peccato originale è stato commesso da Adamo addentando la mela che gli era stata porta da Eva… La Bibbia non parla neppure di mele e sappiamo che il racconto va letto con altri criteri. Ma chi ha pensato o pensa in quel modo non può forse credere in Gesù? Meglio di chi magari ha una teologia più raffinata, ma una fede (una fiducia) più traballante? Se esaminiamo la dottrina del limbo vediamo che la Chiesa è intervenuta con uno scopo ben preciso: inculcare la necessità del Battesimo… Cioè sorreggere e preservare la fede che passa attraverso il sacramento e l’indispensabile mediazione della Chiesa.

Il problema allora non è essere in possesso di una ricetta rigorosa e sempre rigorosamente sicura che mi permette di classificare le proposizioni in certe o non certe (dimenticando – tra parentesi – che la certezza si dà in molti modi e che i gradi di certezza sono tanti e che tra certo ed incerto ci sono mille sfumature…), ma conservare la fiducia nel Signore Gesù. Una fiducia non puramente sentimentale, ma intellettualmente nutrita. Ci sono due tipi di fede: uno – “caldo” – quello che contiene in germe la stima per la persona a cui ci si affida e quindi l’amore, l’altro – “freddo” – fatto di un puro calcolo. Tale può essere per esempio il tipo di fiducia di uno storico nelle sue fonti rigorosamente e freddamente sottoposte a critica. Tale è la fede dei demóni: ” Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! ” (Gc 2,19). Il criterio di discernimento allora per sapere – si tratta comunque di una cosa utile – se un documento è infallibile o no, o qual è il suo valore dogmatico, la sua “nota teologica”, non è solo un puro calcolo, o una pura tecnica teologico-accademica, ma l’esercizio personale della fede e dell’amore che “terminano” non a dei documenti ma alla viva persona dell’unico Maestro. Dubiti che la proibizione degli anticoncezionali sia un insegnamento definitivo? Ebbene entra nella Tua coscienza e pensa (non solo “calcola”, ‘Amor che ne la mente mi ragiona’ Purg. II,112) l’importanza della posta in gioco e confronta la Tua certezza personale e la certezza che Ti propone la Chiesa. Percorri i motivi della Tua certezza, vagliali e alla luce di questo confronto, tenendo l’occhio fisso su Gesù e sulla sua “mystica persona” decidi. Sulla Tua decisione non potrà andar sopra nessuno. Se in essa Tu perseveri persino Dio nel suo definitivo giudizio la rispetterà. Te ne andrai in Paradiso o all’Inferno per quella Tua decisione e non per una estrinseca decisione di Dio.

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