La Summa Theologiae

di don Giovanni Poggiali

Non è azzardato il paragone tra una Cattedrale gotica e un sistema intellettuale, filosofico e teologico, medievale. Nel suo bel libro intitolato Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale (Ed. Cantagalli, Siena 2007), Thomas E.Woods Jr. dice espressamente che “la forma mentis scolastica è stata spesso indicata come la fonte primaria della cattedrale gotica. Gli scolastici, di cui san Tommaso d’Aquino fu il più illustro rappresentante, furono costruttori di sistemi intellettuali. Cercarono non solo di rispondere a questa o quella questione, ma di costruire interi edifici di pensiero. Le loro summae, in cui cercarono di esplorare ogni questione significativa relativa al soggetto della loro indagine, erano sistemi coerenti, in cui ciascuna conclusione individuale si riferiva armoniosamente a tutte le altre, proprio come gli elementi che compongono la cattedrale gotica operavano insieme per creare una struttura di notevole coerenza interna” (p.131). Tali ingegni dell’uomo, la cattedrale e la summa, sono stati possibili grazie al dono dell’intelligenza e della creatività dati dal Creatore. Basta osservare la “cattedrale della natura”, il mondo plasmato da Dio, per rendersene conto.

La Summa Theologiae di San Tommaso d’Aquino (1225-1274) è una delle opere più significative del genio medievale e di tutta la storia umana. La Summa era un termine che indicava l’esposizione della materia in un dato ambito, sia come sintesi delle parti principali di una dottrina, sia come esposizione dettagliata e sistematica. San Tommaso, cerca di dare risposte a migliaia di domande filosofiche e teologiche, dalla domanda sull’esistenza di Dio a quella sulla giustezza della guerra. La scolastica, termine con cui si definisce il lavoro scientifico filosofico e teologico (allargato poi ad altri rami del sapere) nelle “scuole” o Università europee medievali, aveva dei criteri precisi di lavoro: la distinzione degli ambiti teologici e filosofici e l’uso della ragione al servizio della fede. M.D. Chenu nel suo libro Introduzione allo studio di S.Tommaso D’Aquino (Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1953), afferma infatti che il carattere proprio della teologia scolastica è “la fiducia della fede nelle risorse della ragione, dalla dialettica alla metafisica” (p. 61). Il Papa Benedetto XVI, nell’Angelus del 28 gennaio scorso festa liturgica del Dottore Angelico, ha riaffermato il tema del rapporto tra fede e ragione, unendosi alla linea tracciata dalla summa: “La fede suppone la ragione e la perfeziona, e la ragione, illuminata dalla fede, trova la forza per elevarsi alla conoscenza di Dio e delle realtà spirituali. La ragione umana non perde nulla aprendosi ai contenuti di fede, anzi, questi richiedono la sua libera e consapevole adesione”.

La Summa Theologiae fu scritta dal Dottor Angelico per aiutare i principianti (incipientes) nel comprendere la religione cristiana e per evitare la moltiplicazione di questioni e argomenti inutili con conseguenti ridondanze e confusioni. L’intento di Tommaso è di esporre chiaramente la Sacra Doctrina (Teologia), il cui fine è la “contemplazione della Verità prima in patria”, cioè la contemplazione faccia a faccia di Dio, la visione beatifica. Che cos’è, in fondo, la Teologia? E’ la riflessione sulla fede e sulle domande che essa fa alla ragione. E’ una scienza, un sapere che accresce la conoscenza di Dio, dell’uomo e del mondo. Tommaso mostra, con la sua riflessione limpida, la grande apertura intellettuale dei medievali, la loro passione per la Verità, la non preclusione verso fonti non cristiane (pensiamo ad Aristotele), la memoria gigantesca e la padronanza della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa. Il Dottore Angelico dirà che da qualunque parte venga la verità, essa viene dallo Spirito Santo, cioè dall’amore di Dio. Comprendiamo allora come il famigerato “Medioevo” non sia assolutamente l’epoca buia che si studia nei libri di scuola, ma sia molto più luminoso di tante apparenti “luci” storiche, come per esempio la cosiddetta epoca dei Lumi (Illuminismo).

Qual è il metodo di San Tommaso e come è divisa la summa? Il metodo scolastico che andò affermandosi, fu quello per cui l’autore del trattato presentava una questione (per esempio An Deus sit: se Dio esista), poneva l’esame degli argomenti pro e contro tale questione, quindi esplicitava la propria opinione e la sua risposta alle obiezioni. Queste venivano esposte per prime, come a significare il grande rispetto per il pensiero altrui. Inoltre, la summa è divisa in tre parti: la prima pars tratta dell’essenza di Dio in se stesso (l’esistenza, le sue perfezioni, le sue qualità, i modi in cui viene chiamato ecc.), della Trinità delle Persone divine, della creazione e delle cose create, tra cui l’uomo. La seconda pars, divisa in due sezioni, tratta del movimento dell’uomo verso Dio suo fine ultimo (si parla del fine dell’uomo, che è la beatitudine, dei mezzi per raggiungerlo e degli ostacoli che lo impediscono). Infine la tertia pars, unita al supplemento, tratta di Cristo, il quale, in quanto uomo, è la via per andare a Dio (qui incontriamo tutto ciò che concerne la Persona di Gesù, la sua vita, ed inoltre il trattato sui Sacramenti e le questioni sulla vita dopo la morte). Lo schema si può ricondurre a due parole: exitus e reditus, cioè uscita del Verbo da Dio per la Redenzione del mondo e ritorno in Dio dopo aver compiuto la Volontà del Padre “che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16). Il Proemio della III° parte, quella che tratta di Gesù Cristo, mostra il genio sintetico del santo Dottore che, in poche battute, delinea la storia della salvezza e il fine a cui siamo destinati: “Poiché il Signore, Gesù Cristo, Salvatore nostro, salvando, come attesta l’angelo, il suo popolo dai peccati, ci ha presentato in se stesso la via della verità, per la quale possiamo giungere, mediante la risurrezione, alla beatitudine della vita immortale, è necessario, per condurre a termine tutto il corso teologico, che alla considerazione dell’ultimo fine della vita umana, delle virtù e dei vizi, segua lo studio dello stesso Salvatore universale e dei benefici da lui apportati al genere umano”.

Ciò che colpisce e che attrae dell’opera di San Tommaso è la logica stringente, la consequenzialità delle argomentazioni, l’ordine della materia e la sapienza di cui è innervata. Egli dettava ai suoi scrivani più opere contemporaneamente, con una memoria simile ai nostri moderni computer. Le sue tesi sono state ripetute per secoli e la Chiesa ha abbondantemente ripetuto di rivolgersi a lui come a un modello.

Il 6 dicembre 1273, alla fine della vita, mentre celebrava la Santa Messa, Dio gli fece fare esperienza viva del divino, di tutto ciò che Tommaso aveva fino a quel momento contemplato, studiato e amato. Fu un’esperienza talmente forte che, di fronte alle insistenze di Reginaldo per farsi spiegare l’accaduto, disse: “Reginaldo, non posso, perché tutto quello che ho scritto è come paglia per me, in confronto a ciò che ora mi è stato rivelato”. Vengono in mente le parole di San Paolo: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” (1 Cor 2,9). Dio, il 6 dicembre 1273, le mostrò a Tommaso per l’amore con cui l’Angelico l’aveva amato.

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