La lezione dimenticata di Benedetto XVI

Dal sito di Alleanza Cattolica www.alleanzacattolica.org

Le considerazioni espresse tre anni fa dal Papa emerito sugli abusi sessuali verso i minori nella Chiesa sono state volutamente ignorate per nasconderne le vere cause e per continuare a diffamare la Chiesa e lo stesso Benedetto XVI

 

di Francesco Pappalardo

L’11 aprile 2019 sul Corriere della Sera venne pubblicato il testo integrale degli «Appunti» del Papa emerito Benedetto XVI su «La Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali», un’analisi approfondita delle difficoltà della Chiesa — nate dalla rivoluzione culturale e sessuale che prenderà il nome di Sessantotto e dal collasso della teologia morale cattolica — e delle possibili soluzioni alla crisi. L’iniziativa faceva seguito all’incontro, tenutosi in Vaticano dal 21 al 24 febbraio di quell’anno su invito di Papa Francesco, fra i presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo per riflettere sulla crisi della fede conseguente alla diffusione delle notizie di abusi commessi da chierici su minori.

Il testo di Benedetto XVI fu ripreso subito da alcune testate e dalla rivista «Cristianità» (n. 397, maggio-giugno 2019), ma poi è caduto nell’oblio. Eppure si tratta di un documento fondamentale, che innanzitutto individua con acume le cause del fenomeno: un processo rivoluzionario che in tempi rapidi ha assestato un colpo durissimo alla tradizionale adesione del popolo all’insegnamento e ai valori cattolici, la diffusione della tesi per cui la morale deve essere definita solo in base agli scopi dell’agire umano, la contestazione interna del Magistero della Chiesa e la conseguente dissoluzione della concezione cristiana della morale, l’insufficiente formazione, umana e spirituale nei seminari e nei noviziati e, in ultima analisi, l’assenza di Dio: «Anche noi cristiani e sacerdoti preferiamo non parlare di Dio, perché è un discorso che non sembra avere utilità pratica».

Gli «Appunti» propongono soluzioni concrete: porre Dio a fondamento della vita personale e di quella pubblica, recuperare un rapporto fecondo con il sacramento dell’Eucarestia, evitare di screditare la Chiesa, che continua ad essere lo strumento con il quale Dio ci salva, e mostrare che in essa — «oggi come non mai una Chiesa di martiri» — vi sono molti che credono, pregano e operano costantemente per il bene e nei quali si mostra a noi il vero Dio, il Dio che ama. E si concludono con un ringraziamento a Papa Francesco «per tutto quello che fa per mostrarci di continuo la luce di Dio che anche oggi non è tramontata». In altre occasioni il Papa emerito ha indicato fra le soluzioni anche l’attenzione alla centralità della famiglia e la necessità di promuovere il Vangelo della vita, educando i bambini agli autentici valori morali, radicati nella dignità della persona umana, e risparmiando loro le manifestazioni degradanti e la volgare manipolazione della sessualità.

Non conviene, però, alla propaganda laicista e agli esponenti del mondo progressista mettere in buona luce un Pontefice — ora oggetto di un attacco infamante, nato anche all’interno del mondo ecclesiale — che per primo è intervenuto con decisione sul fenomeno, soprattutto inasprendo tutte le norme canoniche in materia. E non conviene neanche far riemergere la sua lettura oggettiva della questione «pedofilia», questione finora utilizzata per danneggiare la Chiesa e per esercitare pressioni su di essa affinché cambi la propria dottrina morale.

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