Il pensiero del giorno

Martedì 14 giugno 2022

Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. (Mt 5, 43-48)


La perfezione dell’amore cristiano

“Se Dio è con te chi sarà contro di te?” È un’affermazione nota di San Paolo. Già, ma in concreto i nemici spariranno dal mondo soltanto quando potranno sparire i confessionali….cioè mai, su questa terra. Intanto i nemici ci sono e non sono pochi, visto quanto afferma il salmista, non senza una vena di pessimismo: “i vostri nemici sono più numerosi dei capelli del vostro capo” (Sal 40, 13). Come fare per amarli?

La parola amore ha un doppio significato. C’è l’amore che desidera possedere e l’amore che dona. Nel primo tipo di amore, amiamo ciò che non abbiamo e che desideriamo, o perché ne abbiamo bisogno, o perché ci gratifica. Qui non possiamo amare i nemici, ma possiamo almeno cercare di sfuggirli. L’amore cristiano invece è immagine del Padre che dà i suoi doni a tutti, senza fare distinzione tra chi gli mostra gratitudine e chi no. Cristo afferma che i suoi discepoli si riconosceranno da questo tipo di amore. Se si possiede la grazia e la felicità di Dio, volentieri la si comunica agli altri che ne sono privi senza badare se sono nemici o amici. Ha colpa solo chi, pur avendo ricevuto tanto da Dio, non ha abbastanza da donare.

Il “nemico” nella lettura monastica

La storia dell’Antico Testamento è simile a quella di altri popoli, piena di guerre vinte o perse. Anche il Nuovo Testamento presenta la vita spirituale come un combattimento. La ragione è spiegata particolarmente bene nella letteratura monastica.

Contro chi dobbiamo combattere? Non contro gli uomini, ma contro gli spiriti maligni, che entrano nella nostra coscienza sotto forma di pensieri, tentazioni e proposte di fare del male. Questi pensieri sono numerosi, ma si possono raccogliere in diversi gruppi.

Evagrio conta quanti popoli ha dovuto combattere Israele: sette, e se si considera la fuga dall’Egitto diventano otto. Nello spirito di questo simbolismo rintraccia otto principali tentazioni che invadono la nostra mente e contro le quali bisogna combattere durante tutta la vita: la gola, la lussuria, l’avarizia, l’ira, la tristezza, la pigrizia, la vanagloria, la superbia. Chi ha imparato a combattere e a mettere in fuga questi nemici, vince la guerra santa da vero cristiano, cfr T. Spidlik – Il Vangelo di ogni giorno.

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