Il pensiero del giorno

Sabato 21 maggio 2022

Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. (Gv 15, 18-21)


“C’è tutto uno sforzo di apprendimento da fare circa la forma in cui la chiesa si attua nel mondo, aiutando la società a capire che l’annuncio della verità è un servizio che essa offre nella società, aprendo nuovi orizzonti di futuro, di grandezza e dignità. In effetti, la chiesa ha una missione di verità da compiere, in ogni tempo e in ogni evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione.  […] La fedeltà all’uomo esige la fedeltà alla verità che, sola, è garanzia di libertà (Gv 8, 32). E della possibilità di uno sviluppo umano integrale. Per questo la Chiesa la ricerca, l’annunzia instancabilmente e la riconosce dovunque essa si palesi. Questa missione di verità è per la chiesa irrinunciabile” (Enc. Caritas in veritate, 9). Per una società formata per la maggior parte di cattolici e la cui cultura è stata profondamente segnata dal cristianesimo, si rivela drammatico il tentativo di trovare la verità al di fuori di Gesù Cristo. Per noi, cristiani, la Verità è divina; è il “Logos” eterno, che ha acquistato espressione umana in Gesù Cristo, il quale ha potuto affermare con oggettività: “Io sono la verità” (Gv 14, 6). La convivenza della Chiesa, nella sua ferma adesione al carattere perenne della verità, con il rispetto per le altre “verità”, o con la verità degli altri, è un apprendistato che la Chiesa stessa sta facendo. In questo rispetto dialogante si possono aprire nuove porte alla trasmissione della verità. “La Chiesa – scriveva Papa Paolo VI – deve venire a dialogo con il mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola, la Chiesa si fa messaggio, la Chiesa si fa dialogo” (Enc. Ecclesiam Suam, 67).

Infatti, il dialogo senza ambiguità e rispetto delle parti in esso coinvolte è oggi una priorità nel mondo, alla quale la Chiesa non intende sottrarsi. […] Constatata la diversità culturale, bisogna far sì che le persone non solo accettino l’esistenza della cultura dall’altro, ma aspirino anche a venire arricchite da essa e ad offrirle ciò che si possiede di bene, di vero e di bello. (cfr Benedetto XVI – Commenti ai Vangeli)

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