Il pensiero del giorno

Sabato 14 maggio 2022

Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. (Gv 15, 9-17)


Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi

Tutti parlano continuamente d’amore. Se ne parla nei film, nelle canzoni, nei romanzi, in TV. Ma non è facile dire cos’è l’amore. Platone provò a spiegarlo nel suo famoso “Simposio”. Si chiede da chi sia nato l’amore, dal momento che il Dio Eros non appartiene agli dei dell’Olimpo. Poeticamente immagina che sia figlio della Miseria e del Cielo. La Miseria non possiede niente, perciò è capace di guardare in alto, verso tutto ciò che è buono e bello, cioè verso il Cielo, che la feconda. Amiamo ciò che non abbiamo, e perciò abbiamo tanti desideri: buon cibo, amici veri, denaro, conoscenza. Secondo Platone l’uomo è grande nella misura in cui è grande il suo desiderio. Così come se ama la musica può diventare un musicista, se ama Dio, può diventare un uomo di Dio.

È un bellissimo insegnamento, ma non esprime la pienezza dell’amore cristiano, anche perché c’è un seguito: secondo Platone, Dio non può amare il mondo e gli uomini, perché non ha bisogno di nulla. L’insegnamento del vangelo è diverso: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3, 16). Dunque Dio ama di una specie d’amore diversa dal desiderio: il suo non è un amore che cerca per sé, ma che regala a coloro che non hanno. Così il Padre ama il Figlio, così il Figlio ama i suoi discepoli e così noi dovremo amarci l’un l’altro. Per gli antichi autori pagani il termine per “amore” è eros.

Nella scrittura viene usata un’altra parola: agape. Gli autori erano ben consapevoli che si tratta di due cose diverse. Una cosa è l’amore umano, il desiderio di avere qualcosa o avere qualcuno che mi ami. Altra cosa è l’amore divino.

Quando si parla di amore, il più volte ci si riferisce al primo tipo di amore, all’amore di desiderio, all’eros. Ma un discepolo di Cristo si riconosce dal secondo tipo d’amore, l’agape, l’amore di dono, l’amore che non aspetta ricompensa sulla terra. È a questo amore che Cristo si riferisce quando dice ai suoi discepoli di restare nel “suo amore”.

L’uomo, da solo, non ha in sé la forza di amare così, a fondo perduto. Questo amore è possibile solo nell’unione stretta con Cristo.

(cfr T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)

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