Il fondamento della nostra speranza

Lunedì 28 novembre 2022. L’Avvento è il tempo in cui più ci ricordiamo che Dio è presente e viene a noi incontro ogni giorno

di Michele Brambilla

Il 27 novembre inizia l’Avvento romano. Papa Francesco, introducendo l’Angelus, evidenzia che «nel Vangelo della Liturgia odierna ascoltiamo una bella promessa che ci introduce nel Tempo di Avvento: “Il Signore vostro verrà” (Mt 24,42). Questo è il fondamento della nostra speranza, è ciò che ci sostiene anche nei momenti più difficili e dolorosi della nostra vita: Dio viene, Dio è vicino e viene. Non dimentichiamolo mai! Sempre il Signore viene, il Signore ci fa visita, il Signore si fa vicino, e ritornerà alla fine dei tempi per accoglierci nel suo abbraccio», sottolinea il Pontefice.

«Davanti a questa parola, ci chiediamo: come viene il Signore? E come riconoscerlo e accoglierlo?». La risposta è duplice, perché «tante volte abbiamo sentito dire che il Signore è presente nel nostro cammino, che ci accompagna e ci parla. Ma forse, distratti come siamo da tante cose, questa verità rimane per noi solo teorica; sì, sappiamo che il Signore viene ma non la viviamo questa verità oppure immaginiamo che il Signore venga in modo eclatante, magari attraverso qualche segno prodigioso. E invece Gesù dice che avverrà “come ai giorni di Noè”», quando la gente compiva le proprie occupazioni abituali ignorando la venuta del Signore. Un monito che serve a ricordarci che Egli «non viene in eventi straordinari, ma nelle cose di ogni giorno, si manifesta nelle cose di ogni giorno. Lui è lì, nel nostro lavoro quotidiano, in un incontro casuale, nel volto di una persona che ha bisogno, anche quando affrontiamo giornate che appaiono grigie e monotone, proprio lì c’è il Signore, che ci chiama, ci parla e ispira le nostre azioni».

Sorge quindi la domanda su come riconoscere e accogliere il Signore che viene. Il Santo Padre ribadisce che «dobbiamo essere svegli, attenti, vigilanti» e ripete ancora una volta una citazione di sant’Agostino d’Ippona che gli è molto cara: «“Temo il Signore che passa” (Serm. 88,14.13), cioè temo che Lui passi e io non lo riconosca», esattamente come i contemporanei di Noè. «Facciamo attenzione a questo: non si accorsero di nulla! Erano presi dalle loro cose e non si resero conto che stava per venire il diluvio. Infatti Gesù dice che, quando Lui verrà, “due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato” (v. 40)», ovvero accolto nel Regno dei Cieli. Non c’è nessuna predestinazione in questa frase, come invece credevano i teologi protestanti, ma Cristo intende dire «semplicemente che uno è stato vigilante, aspettava, capace di scorgere la presenza di Dio nella vita quotidiana; l’altro, invece, era distratto, ha “tirato a campare” e non si è accorto di nulla», come tanti nostri contemporanei, che si limitano ad inseguire il benessere materiale etsi Deus non daretur. 

Allora, «fratelli e sorelle, in questo tempo di Avvento lasciamoci scuotere dal torpore e svegliamoci dal sonno» interiore, mentre costruiamo un avvenire migliore anche sulla terra seguendo le indicazioni del Signore. Il Papa cita l’alluvione di Ischia, i nuovi scontri in Terra Santa, prega per un senzatetto morto di freddo sotto il colonnato di S. Pietro, saluta una marcia che si è snodata quella stessa mattina tra le vie della Capitale, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, e ne approfitta per chiedere a tutti i fedeli: «non stanchiamoci di dire no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace; in particolare per il martoriato popolo ucraino. Ieri abbiamo ricordato la tragedia dell’Holodomor», prodromo assai sanguinoso degli avvenimenti di questo 2022 in quelle terre. Che l’Avvento converta tutti i cuori a Gesù, Principe della pace!

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